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venerdì, Agosto 1, 2025

UNAIDS: senza gli Usa a rischio 4 milioni di vite tra 2025-2029

ROMA, 10 LUGLIO 2025 – Secondo UNAIDS, se il sostegno degli Stati Uniti dovesse cessare completamente, si potrebbero registrare 6 milioni di nuove infezioni da HIV e 4 milioni di morti legate all’AIDS nel quinquennio 2025–2029. Questo uno delle drammatiche rivelazioni del rapporto annuale AIDS, Crisis and the Power to Transform”, con cui l’agenzia delle Nazioni Unite ha lanciato un forte allarme sul rischio di un’inversione di rotta nella lotta alla malattia a causa di una crisi finanziaria senza precedenti. Il documento sottolinea come, nonostante anni di progressi, i drastici tagli dei finanziamenti da parte dei donatori internazionali stiano minando l’accesso a cure e prevenzione nei Paesi più vulnerabili, compromettendo milioni di vite.

L’evento di lancio del rapporto si è svolto oggi a Johannesburg. Dopo i saluti istituzionali, si è tenuto un panel che ha riunito rappresentanti di alto livello, tra cui il Ministro della Salute del Sudafrica, Aaron Motsoaledi, e la Direttrice Esecutiva di UNAIDS, Winnie Byanyima. Il panel ha messo in evidenza l’importanza delle partnership strategiche tra UNAIDS, governi e comunità locali, sottolineando il ruolo di queste collaborazioni nell’accelerare la risposta globale all’AIDS e nel raggiungimento dell’obiettivo di porre fine all’epidemia entro il 2030.

Una crisi umanitaria: servizi sospesi e vite a rischio

Il rapporto evidenzia un drammatico calo del supporto esterno in molti Paesi a basso e medio reddito. In Mozambico, oltre 30.000 operatori sanitari sono stati coinvolti da interruzioni nei servizi. In Nigeria, le persone che accedono alla profilassi pre-esposizione (PrEP) sono calate da 40.000 a 6.000 al mese. Se poi il sostegno degli Stati Uniti dovesse cessare completamente, si potrebbero registrare 6 milioni di nuove infezioni da HIV e 4 milioni di morti legate all’AIDS nel quinquennio 2025–2029.

“Non è solo un vuoto di bilancio, è una bomba a orologeria”, ha dichiarato la direttrice esecutiva Winnie Byanyima. “Abbiamo visto servizi scomparire da un giorno all’altro. Gli operatori sanitari sono stati mandati a casa. I più vulnerabili, soprattutto i bambini, sono stati esclusi dalle cure”.

Nel 2024, oltre 9,2 milioni di persone non ricevevano trattamenti salvavita, inclusi 620.000 bambini. Lo stesso anno ha visto 630.000 decessi legati all’AIDS, di cui il 61% nell’Africa sub-sahariana. Le giovani donne continuano a essere le più colpite: 210.000 nuove infezioni tra i 15 e i 24 anni, una media di 570 ogni giorno.

Oltre il 60% dei servizi comunitari per la lotta all’HIV, spesso guidati da donne e focalizzati sulle fasce marginalizzate, ha perso i finanziamenti nel 2025 o ha dovuto interrompere le attività. Allo stesso tempo, aumentano le leggi punitive contro l’orientamento sessuale, l’identità di genere e il consumo di droghe, rendendo ancora più difficile l’accesso ai servizi sanitari per chi ne ha più bisogno.

Segnali positivi: buone pratiche e innovazioni promettenti

Il Sudafrica finanzia oggi il 77% della propria risposta nazionale all’AIDS e ha previsto un aumento del 5,9% nel budget sanitario entro il 2028, con un +3,3% dedicato a programmi HIV e tubercolosi. Sette Paesi africani – Botswana, Eswatini, Lesotho, Namibia, Rwanda, Zambia e Zimbabwe – hanno già raggiunto l’obiettivo 95-95-95: il 95% delle persone con HIV conosce il proprio status, il 95% di queste è in trattamento e il 95% di chi è in trattamento ha la carica virale soppressa.

Sul fronte della prevenzione, emergono nuove tecnologie come la PrEP a lunga durata, tra cui quella con il farmaco antiretrovirale Lenacapavir, che ha dimostrato altissimi livelli di efficacia nei trial clinici. Tuttavia, l’accesso rimane limitato e i costi sono ancora elevati. (@OnuItalia)

OnuItalia
OnuItaliahttps://onuitalia.com
Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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