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venerdì, Agosto 1, 2025

Chiara Gisinti e Andrea Granata: un anno da Giovani Delegati all’ONU tra advocacy, pace e multilateralismo

ROMA, 2 LUGLIO 2025 – Chiara Gisinti e Andrea Granata stanno per concludere il loro mandato come Giovani Delegati italiani alle Nazioni Unite, un programma attivo in oltre 40 Paesi membri e coordinato in Italia dalla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI) insieme al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale con l’obiettivo di includere la voce dei giovani nei processi multilaterali. I Giovani Delegati partecipano, come membri della Delegazione Permanente d’Italia, alle sessioni dell’Assemblea Generale dell’ONU, agli incontri dell’ECOSOC (Consiglio Economico e Sociale) e ad altri forum internazionali, contribuendo con interventi, relazioni e attività di advocacy su temi centrali per le nuove generazioni. Abbiamo intervistato Chiara e Andrea per farci raccontare la loro esperienza intensa e trasformativa, che li ha portati nel cuore della diplomazia multilaterale.

Chiara Gisinti e Andrea Granata
Chiara Gisinti e Andrea Granata
  1. A breve si concluderà il vostro prestigioso mandato: quali sono state le sfide più significative che avete affrontato nel rappresentare i giovani italiani alle Nazioni Unite? E quali risultati vi rendono più orgogliosi?

Chiara e Andrea hanno sottolineato sin da subito la difficoltà nel rappresentare un gruppo eterogeneo come quello dei giovani: “Spesso si parla dei giovani come blocco unico, ma non lo sono: solo in Italia, la fascia 18-35 è estremamente diversificata per età, esperienze e provenienza territoriale”, ha spiegato Chiara. Questo aspetto è stato anche portato all’attenzione dell’ONU con uno statement in Terza Commissione. Una seconda sfida è stata far comprendere che le politiche giovanili non sono l’unico ambito in cui i giovani devono essere coinvolti: “Every issue is a youth issue”, hanno dichiarato entrambi in uno dei loro interventi.

Chiara: “Un ulteriore fronte su cui ci siamo impegnati è stato promuovere il Programma dei Giovani Delegati a livello globale. In Italia, grazie alla SIOI, che attua il Programma in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – con il patrocinio dell’Agenzia Italiana per la Gioventù – abbiamo un programma ben strutturato, ma in molti paesi non è ancora implementato. Abbiamo fatto advocacy in numerosi consessi affinché questo strumento venga esteso, superando una prospettiva ancora troppo eurocentrica.”

Andrea conclude: “Tra i risultati, siamo particolarmente fieri del coordinamento che abbiamo costruito con gli altri Giovani Delegati. Questo ci ha permesso di inviare una lettera al Consiglio di Sicurezza che è poi diventata un documento ufficiale. Inoltre, abbiamo parlato a nome dell’Italia sei volte in Assemblea Generale e in Terza Commissione, partecipato all’ECOSOC Youth Forum e organizzato side event in diversi momenti chiave. Siamo anche orgogliosi delle relazioni informali che abbiamo costruito con enti e agenzie ONU, che ci hanno permesso di portare avanti il nostro mandato con maggiore efficacia.”

  1. Durante il vostro anno di mandato avete avuto modo di partecipare a numerosi incontri istituzionali e consultazioni giovanili. In che modo queste esperienze hanno arricchito la vostra comprensione delle dinamiche internazionali e del ruolo dei giovani nella diplomazia multilaterale?

“Comprendere davvero cosa siano le Nazioni Unite lo si può fare solo vivendole da dentro.” Andrea ha parlato di un “multilateralismo giovanile” necessario per riformare un sistema in crisi, focalizzandosi sull’importanza del “confrontarsi con coetanei di altri paesi, spesso con contesti e storie diverse, ma con simili preoccupazioni e speranze, ci ha fatto capire quanto sia importante costruire un multilateralismo giovanile efficace.”

Chiara GisintiChiara ha insistito sull’importanza delle persone: “Un elemento che mi ha colpita è stata l’umanità dietro la macchina ONU. Le relazioni internazionali sono, prima di tutto, relazioni tra persone. E ogni gesto, ogni attitudine personale può avere un impatto rilevante. Questa consapevolezza ha arricchito profondamente la mia visione, non solo a livello professionale ma anche umano.”

  1. C’è una tematica, tra quelle affrontate, su cui sentite di aver dato un contributo concreto o di aver innescato un cambiamento?

Chiara e Andrea hanno scelto di concentrarsi in particolare su due Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG):

“Ci siamo resi conto che istruzione e pace sono le fondamenta per tutti gli altri SDGs”, ha affermato Andrea. Su questi temi hanno strutturato eventi, dialoghi e iniziative, tra cui workshop e consultazioni in Italia e all’estero.

Uno dei principali filoni del loro lavoro è stata l’Agenda Giovani, Pace e Sicurezza (YPS), lanciata con la risoluzione 2250 del Consiglio di Sicurezza nel 2015. “Abbiamo seguito da vicino il processo per la creazione del primo Piano d’Azione Nazionale italiano sull’agenda YPS, affiancando il MAECI e numerose organizzazioni giovanili”, ha raccontato Andrea.

Andrea spiega: “Uno dei momenti salienti è stato un side event organizzato a New York proprio sull’implementazione dell’agenda YPS. Abbiamo anche chiesto ufficialmente l’adozione dell’agenda in uno statement in Terza Commissione. In Italia abbiamo promosso sensibilizzazione, organizzato workshop e mantenuto un dialogo costante con MAECI e le ONG. È stata un’azione coordinata, consapevole e strategica”.

  1. Il ruolo di Giovane Delegato è altamente formativo. In che misura il vostro percorso accademico e professionale vi ha preparato per questa esperienza e quali competenze avete consolidato o acquisito durante l’anno?

Chiara ha evidenziato l’importanza dell’esperienza pratica oltre quella accademica: “Avevo lavorato al Consiglio d’Europa, ma nulla mi ha preparata come questo mandato”. Ha valorizzato soprattutto le competenze trasversali: relazionarsi con stakeholder istituzionali e della società civile, adattare tono e strategia in base all’interlocutore.

Andrea ha ribadito l’importanza del “learning by doing”: “L’adattabilità è fondamentale, sia a livello logistico che strategico. I piani cambiano e bisogna essere pronti”. Inoltre, hanno migliorato le proprie capacità di comunicazione digitale, curando in prima persona i canali social del programma.

  1. A settembre passerete ufficialmente il testimone ai vostri successori. Quali sono i vostri auspici per il nuovo team? C’è un consiglio in particolare che vi sentite di offrire loro per affrontare al meglio questa responsabilità?

Chiara ha citato un consiglio ricevuto dal Segretario Generale Guterres: “Make noise”. Ha augurato a Sara e Andrea – i futuri delegati – di portare avanti il mandato con energia e innovazione. Andrea ha sottolineato l’importanza di “non omologarsi” ma mantenere lo sguardo giovane e critico: “Il valore aggiunto dei giovani è la freschezza delle idee”.

  1. Dopo questa esperienza, quali sono i vostri progetti futuri? In che modo pensate di continuare a contribuire, seppur con modalità diverse, al dialogo internazionale e alla partecipazione giovanile?

Entrambi si trovano in una fase di transizione tra formazione e mondo del lavoro. Chiara sogna di restare nel multilaterale, senza però avere ancora una strada definita: “Voglio continuare a collaborare con altri giovani e partecipare a iniziative internazionali, anche in forma diversa”.

Andrea ha raccontato il suo impegno decennale nel mondo dello youth work: “Spero di continuare a portare la prospettiva giovanile ovunque andrò, anche dopo che non sarò più “giovane” secondo i parametri dell’ONU”.

  1. In un mondo segnato da crisi globali sempre più complesse – guerre, disuguaglianze, emergenze ambientali – il ruolo dell’ONU viene spesso messo in discussione. A vostro avviso, quale dovrebbe essere oggi la funzione dell’ONU e che nuove regole o approcci sarebbero necessari per renderla più efficace? E in questo contesto, quale spazio possono – o devono – avere i giovani nei processi decisionali multilaterali?

Andrea ha riflettuto: “Se chiudessimo oggi le Nazioni Unite, domani dovremmo ricrearle. La storia ci insegna che il dialogo resta lo strumento più efficace per la stabilità”. Ha ribadito l’urgenza di riformare il Consiglio di Sicurezza, sostenendo l’impegno dell’Italia nel gruppo Uniting for Consensus per superare il veto e rafforzare l’efficacia dell’organo.

Chiara ha concluso con un invito alla riflessione: “Spesso ci si chiede a cosa servano le Nazioni Unite. La vera domanda è: come sarebbe il mondo senza? Per questo, i giovani devono avere un ruolo strutturale. Non solo come “beneficiari”, ma come veri stakeholder”. È da questa convinzione che nasce l’agenda Youth, Peace and Security: perché i giovani non sono solo il futuro, ma parte del presente”. (@OnuItalia)

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