ROMA, 8 MARZO – Secondo un nuovo rapporto reso noto oggi dall’UNICEF, oltre 230 milioni di bambine e donne in vita oggi hanno subito mutilazioni genitali femminili (FGM). Le stime globali aggiornate mostrano un incremento del 15% del numero totale di sopravvissute alla pratica, ovvero 30 milioni in più rispetto ai dati di otto anni fa.
Il Rapporto, intitolato Female Genital Mutilation: A Global Concern è la più aggiornata raccolta di statistiche sulle MGF, una pratica che viola i diritti umani di ragazze e donne e può lasciare conseguenze fisiche, psicologiche e sociali. Il rapporto mostra che i dati più elevati si riscontrano nei paesi africani, con 144 milioni di casi, seguiti da 80 milioni in Asia e 6 milioni in Medio Oriente, con un numero maggiore di casi stimati nelle piccole comunità praticanti e nei Paesi di migrazione in altre parti del mondo.
Lanciati in occasione della Giornata Internazionale della Donna, i dati mostrano che il ritmo dei progressi per porre fine alle FGM rimane lento, in ritardo rispetto alla crescita della popolazione, soprattutto nei luoghi in cui le FGM sono più diffuse, e molto lontano dal raggiungere l’Obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite di eliminare questa pratica. Il ritmo globale di diminuzione dovrebbe essere 27 volte più veloce per porre fine alla pratica entro il 2030. Sebbene le FGM non stiano diventando più diffuse a livello globale, l’analisi rivela che il numero di bambine nate in Paesi che praticano le FGM sta crescendo rapidamente rispetto al resto del mondo. Ciò significa che i futuri sforzi di prevenzione dovranno rivolgersi a una popolazione a rischio più ampia.
L’analisi mostra anche che 4 sopravvissute su 10 alle FGM vivono in contesti fragili e colpiti da conflitti, dove la crescita demografica è altrettanto rapida. Questa combinazione può mettere a dura prova i servizi scolastici e sanitari, dirottare le risorse verso le crisi e interrompere i programmi che affrontano la disuguaglianza di genere, rendendo più difficile affrontare le FGM. Luoghi come la Somalia e il Sudan devono affrontare la sfida di FGM diffuse, oltre ad altre questioni urgenti, tra conflitti e crescita demografica. L’Etiopia ha compiuto progressi costanti, ma gli shock climatici, le malattie e l’insicurezza alimentare rendono più difficile realizzare programmi affidabili a sostegno delle bambine.
QUALCHE BUONA NOTIZIA
Il rapporto rileva anche che progressi sono possibili e stanno aumentando. Metà dei progressi fatti negli ultimi 30 anni sono avvenuti solo negli ultimi 10 anni. Esempi di paesi sono il Kenya, che è passato da una prevalenza moderata a una bassa; la Sierra Leone, che è passata da una prevalenza alta a una moderatamente alta; e l’Egitto, che ha iniziato a scendere da un livello precedentemente quasi universale. Anche l’atteggiamento nei confronti delle FGM sta cambiando. Secondo il rapporto, circa 400 milioni di persone nei paesi in cui si effettua questa pratica dell’Africa e del Medio Oriente – ovvero due terzi della popolazione – si oppongono alle mutilazioni genitali femminili.
Per eradicare le FGM, l’UNICEF chiede ai leader e alle comunità di raddoppiare gli sforzi per porre fine alla discriminazione e disuguaglianza di genere; investire urgentemente in servizi per le ragazze, promuovere la capacità di agire e le risorse delle ragazze; dare priorità ai diritti delle bambine nelle leggi e nelle politiche; monitorare meglio la diffusione di questa pratica attraverso dati di qualità.