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venerdì, Luglio 26, 2024

Conferenza Ambasciatori: ecco come si parla il “Farnesiniano”

ROMA, 20 DICEMBRE – Perché mai un diplomatico dovrebbe mai riferirsi a sé stesso come “feluca”? E perché invece si usa il termine “diplomatico” in primo luogo? In occasione della  XIV Conferenza degli ambasciatori oggi e domani presso il Ministero degli Affari Esteri, la Farnesina ha pubblicato una serie di video che raccontano il lessico utilizzato nei circoli diplomatici, il cosiddetto “Farnesiniano”.

Ma da quando si può parlare di Farnesina per riferirsi al Ministero degli Affari Esteri, anche detto MAE o MAECI (acronimo di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale)? Farnesina fa infatti riferimento al MAECI per metonimia dal 1959, ma fino al 1921 il Ministero degli Affari Esteri era situato al Palazzo della Consulta, nei pressi del Quirinale, poiché a quell’epoca la politica estera era appannaggio del Re che si trovava appunto al Quirinale. Nel 1921 il trasferimento a Palazzo Chigi fino al 1959, anno dal quale il termine Farnesina non avrebbe più destato perplessità in chi lo avesse sentito in riferimento al Ministero degli Affari Esteri.

E perché mai un diplomatico dovrebbe mai riferirsi a sé stesso come “feluca”? Il termine fa riferimento al copricapo a due punte parte fin dal Settecento della divisa dei funzionari diplomatici. Nonostante oggi la divisa diplomatica non sia più in uso, il copricapo a forma di imbarcazione ha mantenuto il suo significato identificativo per descrivere i diplomatici di carriera. E perché invece si usa il termine “diplomatico” in primo luogo? Diploma è greco antico per “piegato in due”, e in latino assume il significato di tavoletta di bronzo o papiro, sempre piegato in due, lasciato come salvacondotto o congedo militare. Nel medioevo si allarga poi a qualsiasi documento ufficiale dello Stato, e quando nasce nel XVII secolo il diritto internazionale esso si basa proprio sui testi ufficiali, i diplomi. Da qui in francese il termine diplomatico diventa relativo ai rapporti tra stati.

Alcuni termini comuni hanno invece un significato particolare nel cosiddetto ‘Farnesiniano’. È questo il caso del “marsupio”, che nel linguaggio diplomatico fa riferimento ad un set di documenti preparati appositamente dai funzionari per un viaggio istituzionale all’estero del Presidente della Repubblica, del Consiglio o del Ministro degli Affari Esteri (“the big three”, ovvero le più alte cariche dello Stato quando si parla di funzioni internazionali). I documenti riservati contenuti nel marsupio, che devono essere sempre a portata di mano, per questo il riferimento al marsupio, fanno riferimento alla situazione politica, economica o culturale del paese oggetto del viaggio e contengono informazioni riguardo alle personalità che la delegazione incontrerà.

Quando invece i documenti viaggiano tra Farnesina e sedi estere e non con apposite delegazioni, si parla di “bolgetta” o “valigia diplomatica”. La bolgetta non è in uso solamente al MAECI, ma tutti gli altri ministeri ne hanno facoltà di utilizzo, e può contenere informazioni particolarmente riservate per cui non può essere aperta in alcun caso, come sancito dal diritto diplomatico. Se in precedenza la bolgetta veniva sigillata ricorrendo a piombo e cera-lacca, oggi si utilizzano sigilli chiamati “lever lock”.

Altro termine che diverge dal suo significato originario in gergo diplomatico è “periplo”, termine di origine greca che descrive la circumnavigazione di un territorio. In Farnesinianio ci si riferisce però ad un viaggio istituzionale che comprenda visite a più paesi compresi in una sola regione.

Infine, due termini tecnici che descrivono non più oggetti o strumenti, ma comportamenti e funzioni che i diplomatici sono tenuti ad osservare in servizio. È questo il caso del termine “francobollo”, che in Farnesiniano diventa non più un oggetto ma una persona, incaricata secondo il cerimoniale di accompagnare il ministro ed offrirgli tutta l’assistenza necessaria. Oppure il termine di derivazione anglofona “pull aside”, che indica l’azione di prendere da parte, durante un incontro multilaterale, un funzionario di uno Stato terzo per un incontro bilaterale al fine di discutere alcuni temi utili alle negoziazioni tra le parti. (@GiorgioDelGallo)

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