PRISTINA, 3 DICEMBRE – Chiara Amato è JPO in Planning and Coordination presso il Resident Coordinator’s Office di Pristina, l’ufficio locale che si occupa della coordinazione strategica tra il governo locale e le varie agenzie Onu presenti sul territorio in ambito di sviluppo sostenibile. Dopo aver descritto l’impegno del suo team in ambito di sensibilizzazione circa l’impatto del cambiamento climatico in Kosovo, oggi racconta ad Onuitalia il percorso che l’ha portata alle Nazioni Unite e le priorità attualmente presenti sulla sua scrivania.
Chi è e cosa fa alle Nazioni Unite Chiara Amato?
Ho vinto il JPO nell’edizione 2019-20, e dopo il periodo di training sono arrivata a Pristina nell’ottobre 2020. Faccio parte dello United Nations Kosovo Team e lavoro per il Development Coordination Office, che si occupa del coordinamento tra le 14 agenzie Onu e il governo locale nella pianificazione, assistenza e messa in atto di strategie e riforme richieste dal governo o dalle agenzie stesse. L’ufficio fa da ombrello per tutti i piani, le strategie e le priorità di sviluppo sostenibile ma è separato dalla missione di pace (UNMIK) e non si occupa dunque delle questioni politiche ad essa inerenti. Il mio ufficio fa parte del Segretariato Generale di New York ed ha distaccamenti in tutti i paesi facenti parte dell’ONU, i cosiddetti ‘Resident Coordinators’, ma nel caso del Kosovo si parla di ‘Development Coordinator’ per via della particolare natura statuale del paese. Essendo di formazione economica, io mi occupo di tutti gli aspetti di economic policy e finanziamento degli SDG, con particolare focus sull’Agenda 2030, e più recentemente anche delle tematiche inerenti al cambiamento climatico.
Qual è il percorso che ti ha portato a lavorare all’ONU?
Sono laureata in economia alla Bocconi, e da sempre appassionata della matematica e della ricerca analitica. Ho unito questa passione alla volontà di dare il mio contributo alla comunità durante la mia prima esperienza di studio all’estero, a Singapore, dove mi sono specializzata in ‘development economics’ ed ho capito che questa era il mio vero interesse. Il mio testo di riferimento è diventato “Poor Economics” di Esther Duflo, successivamente insignita del premio Nobel per il suo contributo alla teoria economica a contrasto della povertà, che era uno dei temi che più mi affascinavano. L’esperienza a Singapore mi ha anche arricchito dal punto di vista umano e sicuramente fatto entrare in una regione a me sconosciuta ma incredibilmente stimolante. Dopo la triennale ho fatto un’esperienza di tirocinio in Messico nel campo della raccolta dati, esperienza che mi ha permesso di sviluppare le mie capacità analitiche, prima del Master in International Public Policy che ho sostenuto alla UCL (University College of London), dove mi sono focalizzata in particolare sugli strumenti economici al servizio dello sviluppo sociale. Dopo il Master mi è stato offerto il ruolo di economista per la Banca Mondiale, dove sono rimasta per tre anni. Questa esperienza mi ha decisamente cambiato e permesso di migliorare moltissimo, sempre a contatto con colleghi internazionali che hanno speso la vita in connessione con i governi per garantire migliori sistemi economici per le comunità. Io mi occupavo in particolare di infrastrutture (trasporti e energia) per la parte Europa e Asia Centrale, prima in Romania e successivamente a Bruxelles, dove mi sono occupata del coordinamento con le istituzioni europee, specialmente dei paesi inseriti nel processo di accesso all’UE e degli standard ad esso connessi. Tutto ciò prima di vincere il JPO che mi ha portato alle Nazioni Unite.
Oltre al curriculum accademico e professionale, hai svolto altre esperienze extra-professionali o di volontariato, di solito essenziali per una carriera nel framework Onu?
Ho avuto la fortuna di essere parte del network Global Shapers Community, finanziato dal World Economic Forum, durante la mia esperienza di lavoro in Sierra Leone. È un’opportunità nata per connettere giovani con profili di diversi ma accomunati dalla volontà di dare un contributo e migliorare le loro comunità e le loro città.
Quali sono gli SDG (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) in cima alla tua agenda?
L’SDG di cui mi occupo di più è sicuramente il numero 8, quello relativo allo sviluppo economico e alle opportunità di lavoro. Ci concentriamo in particolare sulle negoziazioni tra governo del Kosovo e Unione Europea nell’ambito dell’assistenza finanziaria che il governo kosovaro riceve dall’Unione nel framework delle politiche di vicinato e dell’IPA (Instrument for Pre-Accession Assistance). Raccolgo quindi le opinioni e le strategie delle varie agenzie e do spunti o input sull’utilizzo dei fondi e sull’implementazione dei programmi. Abbiamo sempre in mente come l’ONU possa aiutare le strategie di planning e policy-making del governo e siamo inoltre sempre attenti all’inclusione di tutti i livelli istituzionali nei processi decisionali, dal governo alla società civile.
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Consigli ad un giovane interessato ad una carriera all’Onu?
Seguire la propria passione per prima cosa, e trovare una carriera che ti permetta di coltivare il tuo interesse. Poi a mio avviso è necessario circondarsi di un team di persone che credano in te e si fidino di te, e che quindi ti permettano di sviluppare le tue skills e valorizzarle, avendo la possibilità di proporre la propria idea e difenderla anche davanti ai propri superiori. A me questo è capitato alla Banca Mondiale ed anche ora che sono in un sistema molto più burocratizzato come quello delle Nazioni Unite mi rendo conto che qui le persone danno sempre un’opportunità a tutte le idee proposte, magari anche bocciandole alla fine ma mai senza ascoltare i come e i perché. (@giorgiodelgallo)