ROMA/PADOVA, 1 DICEMBRE – Covid-19 e Aids per l’Africa sono due epidemie sovrapposte con profondi e devastanti effetti soprattutto sulle donne e le ragazze. Sono giovani e donne le più esposte all’HIV in Africa sub-sahariana. Nella Giornata Mondiale contro l’AIDS, che ricorre il 1 dicembre, mentre la pandemia mette alla prova i sistemi sanitari di tutto il mondo, Medici con l’Africa Cuamm e la Comunita’ di Sant’Egidio lanciano l’appello per non trascurare gli effetti indiretti del Coronavirus e non dimenticare i milioni di persone che, in Africa come nel resto del mondo, continuano a rischiare la vita per un altro virus e un’altra epidemia, che ancora uccidono senza più fare notizia.
Attiva in Africa con il programma DREAM, Sant’Egidio ricorda che in Africa la pandemia da Covid-19 rischia di avere effetti devastanti su una popolazione già messa a dura prova dall’HIV, un altro virus con cui lotta da decenni.
“Solidarietà globale, responsabilità condivisa”, il binomio scelto come tema della Giornata Mondiale contro l’AIDS che si celebra oggi è anche lo spirito con cui il programma DREAM sta raddoppiando gli sforzi di fronte al doppio nemico.
DREAM attivo in dieci paesi africani
DREAM è il programma di Salute Globale, della Comunità di Sant’Egidio nato nel 2002 per la prevenzione e cura dell’AIDS in territorio africano e che ha reso possibile e accessibile gratuitamente non solo la terapia antiretrovirale, ma anche tutto l’insieme di misure e fattori che la rendono efficace: educazione alla salute, sostegno nutrizionale, diagnostica avanzata, formazione del personale, contrasto della malaria, della tubercolosi, delle infezioni opportunistiche e soprattutto della malnutrizione. Ad oggi, DREAM è attivo in 10 Paesi africani, con 500.000 pazienti in cura, 120.000 bambini nati sani da madre sieropositiva, 50 day-hospital, 28 laboratori di biologia molecolare, in collaborazione con i sistemi sanitari nazionali, ha ampliato l’accesso alle cure, mettendo in funzione nuove strutture sanitarie e formando il personale locale.
CUAMM: donne che si aiutano a vicenda
Se le giovani donne sono le più colpite, da loro bisogna partire per arginare la diffusione dell’HIV in Africa. La ong padovana Medici con l’Africa Cuamm lo fa con diverse azioni: offrendo test e trattamento in tutti gli ospedali in cui è presente, formando il personale sanitario, ma anche promuovendo l’attivismo delle donne sieropositive, come accade a Beira, in Mozambico, con il gruppo Kuplumussana (donne che si aiutano a vicenda) e di adolescenti di Geração Saudavel (generazione consapevole).
La pandemia ha cambiato anche il modo di operare di questi attivisti. A Beira, la seconda città del Mozambico, non potendo più fare le visite casa per casa, i giovani attivisti hanno cominciato a lavorare nel nuovo call center messo in piedi da Medici con l’Africa Cuamm, per offrire consulenze e supporto ai pazienti sieropositivi almeno al telefono. Proprio a causa delle restrizioni dettate dall’emergenza sanitaria, tra aprile e luglio sono calati del 49% i test e del 41% gli incontri nei consultori aperti agli adolescenti, ma dopo la paura, anche grazie a questi nuovi approcci per mantenere un contatto con i pazienti, i numeri stanno lentamente tornando ai livelli pre-Covid di 32.000 consulenze e 7.000 test a trimestre. (@alebal)